Piervalentino

CURRICULUM VITAE ET RATIO STUDIORUM

Piervalentino Marino nasce a Gioia Tauro il 04.05.1985 e ivi vive e opera.
Viene battezzato nel Duomo cittadino il 04.08.1985 da mons. Francesco Laruffa.
Frequenta le scuole dell’obbligo a Gioia Tauro e conseguita la licenza media si iscrive all’Istituto D’Arte Statale “M. Guerrisi” di Palmi dove al III° anno ottiene con brillante votazione la qualifica di “Maestro D’Arte” e successivamente al quinto anno la maturità artistica.
Dal 2002 al 2004 fa parte della Protezione Civile “Aquile” di Gioia Tauro che si distingue per laboriosità e gesti di altruismo. In questi anni cura due mostre di pittura personali a Gioia Tauro e Palmi con vasto consenso di critica e di pubblico.
Si iscrive a Reggio Calabria all’Accademia di Belle Arti dove frequenta il corso di Scenografia laureandosi col massimo dei voti e la lode discutendo l’argomento di tesi “La Varia Macchina Scenica in Palmi”. Decide di proseguire gli studi nella stessa città all’Università Mediterranea Facoltà di Architettura dove frequenta e si laurea in Architettura dei Giardini e Paesaggistica con 108/110 con una tesi sul “Progetto del Parco degli Ulivi e degli Agrumi a Gioia Tauro” La passione degli studi lo porta a privilegiare competenze nella grafica e nella fotografia nelle cui prove d’esame balza evidente la propria genialità artistica.
Da notare come l’interesse per il paesaggio e la metamorfosi del paesaggio segna un continuum di applicazione e di studio dall’Accademia di Belle Arti all’Università Mediterranea allorquando il paesaggio è visto nella sua dimensione reale e…teatrale itinerario reale e non solo mentale tra il territorio vissuto al territorio rappresentato.
Dice in proposito l’architetto Eugenio Turri nel libro “il paesaggio come teatro” edito per i tipi della Marsilio Editore di Venezia, 1988: “si tratta di una chiave di lettura che ci porta a riflettere sul valore e sull’incidenza che ogni nuovo scenario può avere sull’uomo e sulla sua propensione a rispecchiarvisi e a sentirlo come proprio”.
Questa realtà è di facile comprensione già nello studio di Piervalentino Marino per la sistemazione del crocevia Sbaglia che taglia la città di Gioia Tauro attraverso l’intersecarsi della s.s.18 con la s.s.111. La proposta del Marino è realistica è futuribile in quanto egli per primo propone una rotonda al centro dell’intersecazione delle due strade con apposita illuminazione specifica per rotatorio; al centro il posizionamento della Croce degli Oblati che attualmente sta al lato ma che è bene spostare come dichiarato al centro proprio per onorare il detto di san Brunone di Colonia: Stat Crux dum volvitur orbis. L’originalità dello studio di Piervalentino Marino sta nel fatto che egli precorre lo stesso progetto fattuale per porsi in maniera reale e originale come risistemazione del sito incrocio viario.
Nel bel mezzo di questi studi Piervalentino Marino consegue a Reggio Calabria il 15 ottobre 2011 l’abilitazione in Architettura.
Anche quanto Egli propone per il lungofiume a Gioia Tauro ha delle chances positive di fattualità in quanto evidenzia misure di sicurezza e messa idraulica per tutto il Petrace dalla foce in su in una corretta valorizzazione degli elementi viari opportunamente integrati con l’ambientazione naturale (ingegneria naturalistica) gabbionata rinverdita e messa a dimora di talee. In questo settore il Marino diventa maestro e conoscitore delle specie botaniche che in quest’area si rivelano in tutta la loro smagliante varietà soprattutto nella stagione primaverile.
Nello studio di Piano delle Fosse invece si tratta di ridare una patina d’antico alle vecchie case e al borgo dove predominante è stato lo studio di una proposta di piano di recupero ammirato dalla Civica Amministrazione di Gioia Tauro.
Nel quartiere di San Giovannello a Reggio Calabria il Marino ha curato per l’università uno studio per il recupero di area abbandonata perché venisse adibita a parco urbano. L’esercitazione è lo studio hanno prodotto una nuova sensibilità verso le aree più abbandonate site nella periferia della città.
Sempre a Reggio Calabria è stato attuato un piano di studio antropologico per il sito di Armo sito nella collina omonima alle spalle della città.
A Cittanova il Marino si è reso responsabile dello studio di un parco fluviale del Torrente Serra a valle del paese: sono stati evidenziati i modelli biotici del parco soprattutto per quanto riguarda la vegetazione spontanea e i motivi faunistici propri della zona dove sono stati inseriti col massimo rispetto dell’ambiente i giardini Chaumont unitamente un percorso pedonale a rampe dalla città fin verso il lungofiume.
Matura la possibilità suffragata con lo studio e la naturale propensione di applicare le sue conoscenze nell’ambiente, nella sua tutela e nella sua valorizzazione attraverso l’approfondimento delle competenze nella “raccolta differenziata” e nei rifiuti solidi urbani.
Proprio con queste ricerche e in sintonia con quanto il Marino svilupperà lavorativamente dopo il traguardo della laurea, il bel paesaggio si evidenzia con lui come un mondo in cui è bello vivere, in maniera sana, ottimistica, fuori da ogni genere da inquinamenti, spesso come richiamo ad un mondo migliore che si rivela in contrapposizione al degradato paesaggio d’oggi.
Dal 23.03.2012 con nota prot.977 è iscritto quale Architetto alla sezione B settore architettura all’ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Reggio Calabria.Piervalentino Marino

Racconto romanzato autobiografico di MARINO Piervalentino –

Accademia Belle Arti Reggio Calabria – 2° Anno Corso SCENOGRAFIA

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  1. IL MARE, LE ORIGINI Il mare batteva fragoroso le sue onde sulla battigia e io me ne uscivo lasciandovi le orme dei nudi miei piedi. A me che mi ero appena bagnato nelle sue acque tonificanti, il mare lasciava tutta una scia di ricordi nel mio immaginario atavico e individuale. Il mare con la poesia del suo moto ondoso, con la fantasia dei colori del suo umore,con la bellezza indicibile dei suoi tramonti, con la loquela silenziosa delle sue ricchezze ha sempre rappresentato per me qualcosa di meraviglioso e di unico da prendere come punto di riferimento nei diversi momenti lieti o tristi della vita. Può essere un minuscolo sassolino colorato, una conchiglia colorata, un tronchetto di radica di canna, un cavalluccio o una stella di mare o un qualsiasi reperto che lui, il mare ruggente, ti offre in un qualsiasi giorno dell’anno a solleticare la tua fantasia e il tuo humour che, guarda caso, proprio per la consistenza del soggetto, si aspetta e forse esige nuove cose, altre novità dalla “cosa” più ricca del mondo. Ricordo un gesto di vita familiare che mio padre fa tuttora quando siamo a casa di mia nonna: sul vecchio e tarlato comò c’è una grossa conchiglia, lui la prende e l’accosta al suo orecchio, al mio orecchio e dice: “Respira!”. E si sente dolce e meraviglioso il “respiro del mare”, il battito dell’onda, il fragore dell’acqua di mare che ti è amica, che ti vuol sollecitare e dire qualcosa, che vuol esprimere nella realtà della poesia l’amore. A me che esco dal mare questa poesia piace, mi ci ritrovo, la sento mia con tutta l’anima perché ricalca le mie origini, le origini remote del mio cognome. E ripercorro la mia vita, tutta la mia vita per riconoscermi nell’essenzialità della mia storia che costituisce l’andirivieni della persona. I baci, le carezze, le coccole, i giochi sono stati parte ineludibile del mio io nella prima parte della mia esistenza. Proprio così perché – grazie a Dio!- non mi è mancato l’amore di mamma e papà io mi crogiolavo in questa fantastica infanzia dove i sorrisi, i baci e le carezze dei miei genitori erano uno squarcio d’amore al mio itinerario di vita rugato assai spesso dalla malattia, da questo “non senso” per il mio essere bambino che ho vissuto anche in forma drammatica. 2. L’ETA’ FAVOLOSA Ci sono dei momenti della vita fanciulla che, avvalorati dal gioco, non si dimenticheranno mai per tutta la vita. I giochi, delizia di ogni bambino, non sono altro che le materialità nelle quali si estrinseca l’atto ludico e per il quale idealizzi i compagni di gioco o di studio che con te formano un tutt’uno. Ho giocato nella mia fanciullezza con costruzioni d’ogni tipo: questo per favorire la mia attività meccanica e manipolatoria che è stata contraddistinta per via di pregresse sofferenze da una forma di legastenia fastidiosa. Avevo automobiline radiocomandate su pista che mi divertivano moltissimo allorquando si sorpassavano vicendevolmente o uscivano fuori binario. E poi trenini, camioncini, betoniere di plastica, pelouches che facevano la mia felicità allorquando il gioco costituiva un necessario momento di evasione e di svago. Ecco… ho sempre considerato il gioco come “momento”, momento importante quanto si vuole ma pur sempre momento da alternare allo studio, agli affetti, agli altri momenti di vita. La scuola e lo studio sono stati sempre fondamentali per me. Già da piccolo ho vissuto la mia età favolosa: quando per vicissitudini familiari a metà degli anni Novanta ho abitato a Palmi per qualche anno, ho fatto l’esperienza di chierichetto alla Chiesa del Soccorso, il parroco di allora mi voleva assai bene ed ero assai assiduo alla funzione domenicale e anche ai riti della Settimana Santa. Ho imparato sin da piccolo a convivere con le cose di poco conto, con le quisquilie accontentandomi di poco e senza richiedere per vie di vizi ciò che pure poteva essermi concesso. Questo è stato il mio carattere da piccolo, un carattere non rinunciatario ma abituato alle rinunce tanto da esprimere il meglio di sé nell’esperienza scoutistica. Da scout ho imparato ad amare la natura e ad essere felice del poco: il mio carattere si è ritemprato nella relazionalità con gli adulti e con gli stessi coetanei. I campi scuola estivi sull’Aspromonte mi hanno consentito di misurarmi con gli altri e di essere più sensibile alle altrui necessità. 3. L’IO NASCOSTO Il ricordo dei miei primi anni di vita non si attenua facilmente per via delle traversie che ha subito la mia famiglia. Prima tra tutte la mia malattia che ho sopportato a cinque anni. Sono stato ammalato infatti di “peritonite acuta purulenta” perché la mia appendicite non è stata diagnosticata bene e perciò sono stato ricoverato all’ospedale di Polistena per dieci giorni nel giugno 1990. Le preghiere di mamma e papà oltrechè la bravura dei medici mi hanno tenuto in vita e oggi io devo ringraziare Gesù e la Madonna per questa grazia davvero insperata: l’essere stato salvato. Questo fatto assai grave del mio essere bambino mi consente di farmi un’idea sempre nuova e sempre bella dell’infanzia. Penso con fantasia persino alle pappe di allora: nei primi anni di vita c’è un rapporto quasi simbiotico tra mamma e bambino che passa attraverso il cibo, attraverso la pappa che mamma prepara per il suo bambino. La bontà del latte e quella dei biscotti rappresenta un passaggio fondamentale della crescita individuale e nello stesso tempo un primo passo per diventare più adulti. Davanti al bambino che mangia tutto quello che con amore gli è stato preparato, la mamma si sente rassicurata, accettata e approvata. Anche papà ha avuto un ruolo determinante nella mia vita: direttore didattico a 28 anni io l’ho visto sempre “imprenditore di se stesso”; ora è a riposo perché ha lasciato la dirigenza statale ma ancor più lo vedo come colui che regge il timone delle situazioni e della famiglia, un tipo che non vuole avere problemi semplicemente perché… non ne dà, una persona abile e in gamba nel suo campo che non esita di aiutarmi quando ho bisogno. Con lui ho scritto… un libro “insieme”: papà ha rievocato la sua vita nella raccolta di poesie “Memoria di giorni”, io nello stesso libro double-face ho presentato i disegni di quanto ero bambino. In questo libro c’è il meglio di noi due perché abbiamo cercato con ogni mezzo a nostra disposizione di tracciare sulla carta i nostri itinerari di vita che si sono incrociati nell’amore paterno e nell’amore filiale. La gru, le case in costruzione, San Pietro, il Teatro Petruzzelli incendiato, il Colosseo, la Varia di Palmi, la Tour Eiffel, il cavallo di Troia sono solo alcuni delle numerose tavole che io presento in questo mio libro intitolato “Cantieri” e che riporta la foto dell’indimenticabile incontro con Papa Giovanni Paolo II in Vaticano il 6 maggio 1993. Anche le poesie di mio padre sono belle: ci sono quelle dedicate ai ricordi, ma io preferisco quelle d’amore, un sentimento assai rilevante nella sua vita che egli dedica a mia mamma e a me. “Scogghiu agghiastru”, “Ti penso e ti amo”, “Grazie Piervale”, “Sogno finito e infinito”, “Foglia”, “Perché ti amo” sono alcuni titoli delle poesie di mio padre che io preferisco. 4. SAPIENZA DI POPOLO Non sono sincero nel raccontare me stesso se omettessi di fare riferimento al folklore, a quella sapienza di popolo – questo significa etimologicamente la parola- che permea di sé il nostro quotidiano agire. E’ stato papà che mi ha comunicato questa malattia quando già da piccolo a Palmi – avevo due anni – si svolse la “mia” prima Varia, “la festa più bella del mondo” come lui stesso la chiama. La Varia, con gli angioletti che girano, col corteo degli Apostoli su u’ ccippu, con i mbuttaturi, col Padreterno e con quella meravigliosa fanciulla, l’Animella, che rappresenta la Vergine Assunta in Cielo… E’ uno spettacolo di fede e d’amore quello che si verifica periodicamente in Palmi l’ultima domenica d’agosto e che vede raccolti per la circostanza in Piazza e lungo tutto il Corso Garibaldi oltre centomila persone in tripudio. L’attaccamento per la festa patronale di Palmi mi ha contagiato quello per le luci, i suoni e i colori di altre feste di Palmi e fuori Palmi. Il folklore religioso è l’anima delle feste del nostro Sud e io mi ci sono affezionato non solo per dettame paterno quanto più perché convinto della necessità che tutte queste tradizioni si devono tramandare alle giovani generazioni perché riscoprano il senso dell’autentica sapienza delle nostre popolazioni. Proprio in virtù di questo sono stato colpito dalla devozione del popolo di Reggio Calabria verso la Madonna della Consolazione. Questa devozione si estrinseca in due processioni della Sacra Effigie, u’ Quatru, una di andata il secondo sabato di settembre e una di ritorno all’Eremo l’ultima domenica di novembre. Sono manifestazioni imponenti, cui partecipa il Clero, le Autorità Civili, gli scouts, le associazioni cattoliche, e, per primi, i portatori della Vara che hanno il compito sia di star sotto le stanghe della pesante Vara della Madonna che quello di ordinare le varie fasi della processione. Sono stato tanto entusiasta di questa manifestazione di fede che ho voluto iscrivermi all’Associazione portatori e la mia domanda è stata accettata. Ecco la fede, il folklore, le devozioni religiose… parlano ancora al mio cuore e mi dicono di andare avanti e di coltivare nell’uomo adulto quell’io-bambino che in fondo è l’aspetto recondito più vero della nostra personalità. 5. RITORNO AL MARE Ritorno nei luoghi vissuti e un nodo alla gola m’assale: l’amore, i giorni, il ricordo… Come l’onda del mare s’infrange sulla battigia, la poesia della vita si rifrange sul mio cuore… Il mare… Il mio cognome… L’ordito dei versi è modo di essere… La memoria si rivela radice del futuro… Il ritorno nei luoghi vissuti, i laboratori, la scenografia, lo studio mi fanno venire su di giri… Ritorno al mare con una poesia di mio padre: “ Mare azzurro o spumeggiante calmo o agitato libero o chiuso silente o fragoroso olezzante di alghe inquinato d’umane scorie profumato di sale odoroso di pesci profondo di abissali dimensioni basso di evidenti verità sincero di poetici afflati bugiardo per occulte menzogne, il moto costante e diuturno delle tue onde bacerà sempre i piedi rosati di chi ricambia il mio amore” …ecco ritorno alle mie origini… ritorno al mare… sulle mie orme!…

 

Piervalentino MARINO Scenografia Anno II Accademia BB.AA-Reggio Cal. Anno Accademico 2005-06

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